Titolo Educazione siberiana
Autore Nicolai Lilin
Casa editrice Einaudi
Anno 2009
Genere : romanzo di formazione
Di questi libro mi ha incuriosito la sua escalation: tradotto in 40 lingue, Gabriele Salvatores ne ha tratto un film, Roberto Saviano ne ha curato la presentazione... così mi sono lanciata in questa lettura dal tema un pò particolare : la criminalità siberiana.
Trama
Il libro si svolge a Bender, capitale della Transnistria, territorio dell'ex URSS proclamatosi indipendente nel 1990. Qui nel 1938 vennero deportati gli urka (secondo l'autore), un clan di banditi e ladri della Siberia, una piccola comunità dalle origini molto antiche e regolata da proprie leggi morali. Nicolai, il narratore, nasce in una di queste famiglie nel 1980 e racconta la sua infanzia trascorsa nella strada fra ladri ed assassini, ma tutti fedeli ad un codice d'onore:
gli urka difendono gli invalidi, i vecchi, i poveri e le donne ; rapinano banche, uccidono poliziotti, assaltano i treni eppure ripudiano la ricchezza, il lusso ed ogni altra agiatezza economica; vivono in modestissime case, allevano colombi e spendono patrimoni solo per icone religiose ed armi. Nicolai si fa strada fin da bambino per diventare anche lui un "nobile" criminale, ed in questo girone infernale impara il linguaggio segreto dei tatuaggi, simboli incisi sul corpo che raccontano l'origine, gli avvenimenti ed il destino di ciascuno. Nicolai scopre la sua dote di tatuatore durante la detenzione e grazie ad essa inizia un'altra vita. Pubblica il libro a memoria delle sue origini e della sua infanzia.
Recensione
La lettura risulta semplice, scorrevole, ma il vero motore che ti porta avanti nella lettura è essenzialmente la curiosità di conoscere un mondo così lontano da noi. Speravo di trovare usi e costumi del popolo siberiano, una trama quanto meno originale se non avvincente, invece mi sono imbattuta in un'epopea leggendaria e romanzata di una piccola comunità siberiana-moldava sul limite del paradossale. Non c'è una vera e propria trama, per cui arrivare fino all'ultima pagina dipende solo e soltanto dalla costanza del lettore.
Io naturalmente l'ho letto fino all'ultima pagina per istinto compulsivo e poi sono andata a cercare su Internet le cose che mi sembravano più paradossali. A cominciare dall'etichetta -autobiografia- ho scoperto che è tutto pressappoco inventato e dunque si tratta di romanzo. Visto sotto questa luce diventa una lettura originale, in cui il ladro non potrà mai diventare gentiluomo ma si redime sfruttando il bagaglio culturale della criminalità ostentata.
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