Il treno dei bambini di Viola Ardone

Letto nel 2020...perché proporlo ora? 
Ebbene lo lessi piena di scetticismo perché era già un caso editoriale ed inoltre era nelle mie più intime convinzioni che scrivere dal punto di vista di un bambino di 8 anni una storia dura come un pugno allo stomaco significasse giocare facile... Mi sbagliavo! Ho pianto ed ho riso, sono passati 3 anni e ancora sento addosso quelle emozioni e perciò con i personaggi nel cuore voglio risollevare la polvere di quei vicoli per chi se lo fosse perso... 
Trama 
Siamo a Napoli, subito dopo la Seconda Guerra Mondiale. Le famiglie povere vivono nei vicoli, spesso non hanno da sfamarsi e i bambini sopravvivono giorno per giorno senza certezze, senza sogni, almeno fino a quando il partito Comunista dà loro la possibilità di trasferirsi al Nord dove tante famiglie sono liete di accoglierli. Per questo ci sono "I treni dei bambini" ed il piccolo Amerigo parte con "la tristezza nella pancia", pieno di paure e nostalgia per quella mamma, Antonietta, una donna rude, burbera, sola, che non ha tempo per gli abbracci ma che gli regala per il viaggio una mela, ossia tutto ciò che poteva dargli... 
Amerigo a Modena sarà accolto con amore dalla sua nuova famiglia, studierà con dedizione, scoprirà nuovi amici e la passione per il violino ... Capirà quanto sia importante vivere anche di sogni per una vita felice. 

Recensione 
Viola Ardone spalanca una finestra sull'Italia del dopoguerra. Da qui si vede Napoli ma le ristrettezze e la mancanza assoluta di ogni certezza sono elementi comuni a tutte le città nell'immediato dopoguerra. È una storia vera, i treni dei bambini hanno realmente viaggiato, ma lo stile di Viola Ardone rende tutto più sobrio: a tratti ci fa sorridere, a tratti ci schiaffeggia , ma la capacità di emozionare è un vero dono racchiuso in queste 250 pagine che ne hanno fatto un caso letterario tradotto in 25 lingue. 




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